giovedì 11 ottobre 2012

MILAN- Aggrappati a Pato: il papero pronto a diventare cigno




Un avvio di stagione così i tifosi del Milan non lo avevano mai visto. In 26 anni di era Berlusconi i rossoneri non erano mai partiti così male: 12 lunghezze dalla vetta e 2 dalla zona retrocessione dopo 7 giornate con soli 7 punti è un bottino che fa venire i brividi. Il gioco latita e le vittorie non arrivano. La squadra paga, più del previsto, le cessioni di Thiago Silva ed Ibrahimovic e gli adii dei senatori. Dopo ben 9 match ufficiali e un intero precampionato mister Allegri non è riuscito ancora a trovare la quadratura del cerchio in difesa: nessuno dei cinque centrali, a disposizione, è sicuro del posto e le 9 difese schierate nel corso di questo scorcio di stagione ne sono una dimostrazione.  I gol sui calci piazzati sono così solo una delle conseguenze della confusione che la squadra rossonera vive nel reparto difensivo. Ma i problemi non finiscono qui: anche a centrocampo, infatti, il Milan paga l’assenza di uomini capaci di prender per mano la squadra (i progressi mostrati da Montolivo nel derby lasciano però ben sperare). L’uomo scudetto (così lo definì Galliani una volta acquistato), Niel De Jong, è un modestissimo centrocampista per nulla in grado di far fare il salto di qualità alla squadra. Ottimo frangiflutti in mezzo al campo, in grado di recuperare una miriade di palloni ma incapace a far un solo, dico uno, passaggio in verticale. Di lanci alla Pirlo alla Seedorf, o semplicemente all’Aquilani nemmeno l’ombra. L’olandese non rischia mai il passaggio, cedendo sempre il pallone al compagno più vicino. Poca roba per uno che avrebbe dovuto portarci al livello della Juventus. Ma i veri problemi del Milan arrivano dagli attaccanti, o meglio da coloro che dovrebbero andare in gol. I numeri, anche in questo caso, sono agghiaccianti. Solo 7 reti in campionato sono davvero una miseria se si considera soprattutto che a realizzarli sono stati solamente El Shaarawy e Pazzini. Che fine hanno fatto Robinho, Boateng e Nocerino? È mai possibile che i tre segnassero solo grazie agli assist di Zlatan Ibrahimovic? Io non voglio crederci, anche se al momento sembra proprio così. Con i loro goal sicuramente si risolverebbero diversi problemi. Ma i tifosi rossoneri sono del tutto sfiduciati, non vedono vie di fughe per uscire dalla crisi. Il mercato di gennaio (non sono in molti, per la verità, a credere che il Milan interverrà per salvare almeno in parte la stagione) è ancora lontano e allora a cosa bisogna aggrapparsi? La risposta sembra ovvio: ad Alexandre Pato. Lo sfortunato brasiliano è l’unico, almeno potenzialmente, campione della squadra. L’unico in grado, se dovesse essere finalmente integro, di far tornare il sorriso ai tifosi rossoneri. Forse siamo rimasti in pochi a credere nel bomber di Pato Branco ma sono sicuro che una volta realizzata la prima prodezza, magari già all’Olimpico contro la Lazio, tutti saranno pronti ad acclamarlo e coccolarlo. Il nuovo numero 9 rossonero ci crede: l’oretta abbondante con i giovani della Primavera ha dimostrato che la voglia c’è. Non sono stati i due gol su punizione, certamente di ottima fattura, a farmi pensare che ancora bisogna credere in questo campione ma il sorriso e la sua spensieratezza, che lo hanno portato in diverse occasioni a puntare l’uomo, incurante degli infortuni avuti in questi disgraziati anni. Pato ha dimostrato di non aver paura, un grande segnale affinché il giovane papero diventi finalmente il nuovo cigno rossonero. Dopo quello di Utrecht e di Kiev aspettiamo quello di Pato Branco. Non abbiamo alternative: io ci credo.


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